''Quando andiamo a casa?''. Una domanda apparentemente banale, che molti di noi si saranno sentiti porre milioni di volte, ma che per Michele Farina - giornalista del Corriere della Sera - rappresenta qualcosa di molto più grande: l'esperienza della malattia di sua madre, mancata nel 2004 dopo alcuni anni di convivenza con l'Alzheimer.
Michele Farina durante l'incontro di ieri mattina al Greppi
Non a caso il 55enne (che per la testata di Via Solferino si occupa di Esteri), ha scelto di intitolare proprio così il libro edito da Bur, che racconta un viaggio difficile, ma altrettanto ricco di incontri, di gesti, di affetto e di nuove consapevolezze.
Un percorso lungo e impegnativo nel quale il giornalista con casa a pochi chilometri da Casatenovo, ha visto sua madre allontanarsi pian piano, inabissarsi fino a divenire quasi irraggiungibile, portata via un po' alla volta e ben prima del suo ultimo giorno, proprio dall'Alzheimer.
Un viaggio che Farina ha raccontato mercoledì mattina agli studenti dell'istituto Greppi di Monticello, nell'ambito della Settimana del Successo Formativo. Un incontro nel quale il giornalista ''si è messo a nudo'', senza nascondere il senso di pudore e il dolore che hanno caratterizzato il suo iniziale approccio con la malattia della mamma.
''Questa esperienza durata dieci anni mi ha cambiato. Sono cambiate le modalità con cui mi confronto con le cose'' ha detto ai ragazzi, confidando che prima di allora non aveva mai conosciuto nessun altro malato di Alzheimer. ''Mia mamma è morta nel 2004...ci ho messo un po' a scrivere questo libro. In realtà l'ho fatto perchè non volevo disperdere i ricordi: che ci muovono, ma che possono anche distruggerci''.
Ed è proprio dei ricordi, degli incontri e delle persone che si compone il libro, con la figura della mamma che affiora di tanto in tanto. E la storia di altri malati raccontata attraverso gesti, sguardi e parole. Apparentemente poco significativi, ma in realtà così pieni di senso. Come il corteggiamento di un anziano affetto da Alzheimer alla moglie, a cui chiede di sposarlo senza ricordare che il grande passo in realtà lo aveva già compiuto molti anni prima.
''Le malattie neurodegenerative smantellano le persone'' ha detto Farina ai ragazzi, ricordando quanto fu devastante scoprire, giorno dopo giorno, la malattia. E accettarla. ''E' difficile ritrovarsi in bilico su qualcosa che non ci segue...o che noi non riusciamo a seguire. Inizialmente non riuscivo a raccontare della demenza di mia mamma. Pensavo: da che parte si comincia? E' troppo, non c'è nulla da dire, ma in realtà l'Alzheimer è come un deserto pieno di vita nascosta e questo l'ho capito iniziando a frequentare le persone che ne sono affette''.
Come Claudia e Gianni, marito e moglie, protagonisti del video proiettato durante l'incontro con i ragazzi del Greppi e realizzato per l'Alzheimer Fest, evento organizzato ogni anno da Farina e da altri per far conoscere la malattia, ma soprattutto creare un'occasione di incontro e condivisione per malati, familiari e amici, dando un calcio alla solitudine e alla vergogna.
Storie diverse, che al giornalista Farina hanno consentito di apprezzare anche quel ''bicchiere mezzo vuoto'' che inizialmente gli appariva senza luce, nè speranza, finendo poi col raccontarle quelle storie all'apparenza così ''strane'', ma altrettanto straordinarie.
G.C.